Venerdì 17 ottobre nuova tappa per il collettivo Blanche che arriva a Treviso per partecipare al primo festival letterario della città. Il Festival Carta Carbone che coinvolge abitati, negozi e accoglie colore che sono pronti a scoprire la città.
Io sono arrivata di volata per partecipare all’apparizione di Blanche che assieme alle sue valigie piene di storie, cartoline, taccuini è pronta a far parlare di sé.
Il ritrovo è la Libreria Canova di Treviso, che dire già una libreria è un mondo unico fatto di storie di vite, vederla tanto affollata è una gioia, anche perché in piena crisi economica e della cultura la presenza di così tante persone è una speranza che il mondo non solo ha bisogno di bellezza ma anche di leggere!
Prendo posto e pronta a carpire e a volare con la fantasia, mi nutro dell’odore della carta stampata, che dovrebbe essere una fragranza venduta in profumeria. Ed ecco che tra le meraviglie anche uno strumento utile per immergerci ancora di più nel suo mondo, per conoscere, tappa dopo tappa, le varie vite di una donna apparentemente fragile come la carta e bianca come la carta ancora intatta.
Si comincia e la libreria si trasforma in una Biblioteca, in cui vivono e convivono gli ultimi utenti di una giornata autunnale, normale, uggiosa e piovosa. Da una parte l’homo cartaceus, interpretato da François Bruzzo, il quale talmente rapito dalle parole e dai suoi ragionamenti non si accorge dell’arrivo della turbolenta fanciulla che semina valigie, fogli, cartoline e cioccolata dappertutto! Blanche donna e viaggiatrice solitaria, non è mai veramente sola perché ha assieme a lei ci sono i libri, inseparabili amici che non temono tradimenti e gelosie. A differenza invece degli uomini, esseri capricciosi e dalle parole piene di mille speranze e illusioni. Così tra i mille luoghi che ha visitato e in cui ha vissuto si aggiunge anche Treviso la città con i suoi canali, le sue vie e le sue case dalle facciate traboccanti di fiori.
La biblioteca è un luogo anche d’incontro tra i silenzi della fanciulla e le letture colte di un uomo che allieva la sua stessa solitudine colmandola di altri amici, lontani, perduti e recuperati attraverso le pagine che hanno lasciato. Blanche si ferma cambia il suo abito indossando la città, diventando parte lei stessa del suo tessuto, ma il suo destino è quello di cambiare destinazione, fermarsi non è una possibilità e il viaggio a Treviso carica delle sue valigie finisce per approdare da qualche altra parte! Se volete anche voi seguire Blanche vi invito a visitare la sua pagina FB e cominciare a viaggiare con lei, verso nuovi luoghi.
Per l’occasione è stata stampata in edizione limitata la storia Treviso è una valigia un racconto di Silvia Seracini.
Doveroso un saluto a tutti i componenti del collettivo: Elvezia Allari la creatrice degli abiti scultura, Silvia Seracini la scrittrice del collettivo, Valentina Ferretto che anima l’abito calandosi in Blanche, Giovanni Todescato attore e voce dei video di Blanche, Patrizia Peruffo designer raffinata e produttrice di preziosi taccuini, François Bruzzo in questa occasione l’homo cartaceus ma normalmente docente di lingua, letteratura e civiltà francese a Milano, Federico Zugno che con la sua fisarmonica ha scandito la serata, Luigi De Frenza fotografo e Gian Pietro Cazzola che ha curato l’editing audio e fotografie per il collettivo.
Un libro tipico dell’infanzia è Il Giardino Segreto scritto nel 1910 dalla scrittrice inglese Frances Hodgson Burnett e parla della Mary Lennox che rimasta orfana deve lasciare l’India e ritornare in Inghilterra dall’unico parente rimasto un zio! Questo zio ha un figlio della stessa età e Mary dovrà faticare un pochino per riuscire ad adeguarsi al clima della vecchia Inghilterra. Ma dopo molte peripezia riesce a trovare un posto speciale, un giardino così diverso dalla sterminata brughiera. Un recinto alto ma soprattutto una porta chiusa a chiave ma appena riuscirà ad entrare lì scoprirà una nuova vita. Io dal pollice nero e con tanto di teschio non posso che sorprendermi e rimanere affascinata del Parco Storico di Villa Rossi a Santorso, in cui fino all’altra sera si è svolto il Festival Alto Vicentino dedicato ai corti d’autore. A questi si uniscono e arricchiscono la manifestazione una mostra d’arte contemporanea collettiva che vende gli artisti selezionali cimentarsi con il bel parco e tutte le specialità arboree ivi presenti. Gli artisti seminano la loro arte come tanti spiritelli del bosco che lasciano la loro magia fatta arte per tutto il Parco.
Questo evento è anche un modo per avventurarsi per Santorso, paesino sulle pendici del monte Summano ed è come isolarsi dai tumulti del mondo e conoscere nel suo luogo naturale la figura di un uomo che oltre che politico ed industriale era un vero mecenate delle arti. Costruire per sé e la sua famiglia un complesso ampio e grandioso, avvolto dalla naturale ed inevitabile decadenza che forse le sue troppe opere hanno subito … e subiranno ancora. Percorrendo in macchina via Alessandro Rossi, una via stretta che ci porta nella parte alta del paese, subito l’edificio principale ci cattura come una cattedrale nel deserto. A piedi invece lo sguardo ci conduce a valle la meraviglia è grande quando di scorge la vasca con le ninfee e il parco che scende.
Il parco storico e la villa sono apparentemente divisi dalla strada quando poi in realtà una galleria li unisce al di sotto, comincio la visione della rassegna esattamente dal contrario. I miei piedi vogliono percorrere ogni sentiero, passare ogni ponte, sedersi su ogni sedile e immortalare ogni rivolo d’acqua. Sentendomi proprio come Mary, quando per la prima volta entra nel parco e sento nelle mani la chiave di quel posto speciale.
Gli spiritelli del bosco lasciano tra quelle testimoniante della ricerca del tempo le loro creature, che già alla luce del bosco fanno pensare ad un posto magico. Cominciano dalla fine conosco Pisces di Silvia Ciracò la quale applica nella sua professione l’arte all’arredamento. In questo caso la decorazione è pensata per il rivestimento di un bagno in cui le curve sinuose arrivano a formare per l’appunto il pesce, che quasi diventa il simbolo dell’infinito ma anche un abitante ideale per ambienti umidi. La prossima artista che incontro è Elisabetta Roan con un’istallazione in tecnica mista dal titolo Danza di luce. Avvolta nell’oscurità e abbagliata da una luce quasi mistica una donna, si muove in questo ambiente seguendo la luce e turbata dal vento che quasi la libra in alto. La resa della luce e l’effetto che dona all’opera è una delle ricerche maggiori che l’artista compie in ogni epoca, attira la donna come una falena. Dopo incontriamo Mary Roan, la quale porta nel parco la sua passione evidente per Venezia e le sue tradizioni, come il Carnevale di Venezia ed espone due istallazioni. Ed entrambe si ispirano alla terra legame imprescindibile e che ognuno di noi trattiene. Da un lato troviamo Alchimia in cui la matrice veneziana è straordinariamente evidente, con una scultura a grandezza naturale, sulla gonna a balze del vestito ci sono numerosi simboli che rimandano alla pratica alchemica, pericolosa ma sicuramente affascinante. Oltre ad Alchimia anche Radice Madre, ma io ho avuto più difficoltà a coglierlo pienamente.. ah ecco perché! effettivamente manca dove sarà l’abito? Forse rubato da uno spiritello del bosco? Divertenti e impegnativi da realizzare gli siate di Annaviola Faresin con P, M, L, S la quale dimostra un’abilità straordinaria. Incidere il legno non morbido dell’oggetto e applicare un disegno, con animali orientali, anzi equatoriali non certo tipici del nord Italia. Per realizzarlo non solo viene utilizzata la tecnica silografica che certo non viene usata per poi stamparla su carta, e poi altre tecniche di stampa e inchiostri. Da ogni punto del parco vediamo altre istallazioni e altri particolari e così ci avviciniamo alle istallazioni di Elvezia Allari, amica e collaboratrice quindi si! Sono un po’ di parte per buona pace di tutti! La mia cara Elvezia propone due opere che sono fissate agli alberi e arricchiscono la di fascino e magia il parco, la Danseuse realizzata in maglia metallica si lascia condurre dalla danza del vento, il ritmo lo decide l’albero e la musica la fornisce direttamente la ballerina con il corpetto prezioso coperta di cristalli. L’affianca Medusina, una delle poche meduse dalla quali non ho assolutamente paura di essere punta, formata da un vero e proprio ricamo di silicone in cui il movimento si crea in maniera autonoma e gioiosa. Credo però che la luce del giorno per il momento non renda giustizia alle creazioni, non resta che aspettare la notte. Lascio Elvezia per incontrare uno dei due uomini che come folletti e spiritelli sempre buoni e produttivi pone nelle vicinanze del laghetto una grande istallazione, come spiegavo nel post dedicato alla presentazione della collettiva, Marco Zanrosso in questa istallazione riassume tutte le sue precedenti esperienze. Hydrogea è composto da materiale piuttosto flessibile e da forme circolari che si sposano con il paesaggio e con l’essenza dell’acqua, le sue bolle e le sue particelle. Tra ruderi e una folta vegetazione spunta l’opera di Miha Pěcar con l’opera Gigantisflora realizzato con una tecnica mista. Il grande fiore è quasi mimetizzato tra la vegetazione e le rovine artistiche la forma avvolgente, impressionanti i pistilli ma del resto è tutto gigante! Si arriva al tempio che nasconde però un acquario e al cui interno troviamo un’altra amica Ivana Galli che usa le quattro finestre, in cui i pesci vivono languidi, come delle cornici in cui esplorare il mondo delle stagioni! La scoppiettante Ivana ha posizionato di persona le foto calandosi come un vero sub! Le quattro stagioni… effetto incredibile, con quella poca luce che illumina l’acqua e rende quasi iridescente e le quattro figure vivono in questo regno sottomarino come delle sirene alle quali hanno tolto la madreperlacea coda. Ancora un luogo vissuto dalle fate dunque… Vicinissima ad Ivana Iam (Miriam Elettra Vaccari) che ripropone un fiore simbolo dell’effimero, Ànemos… il mito vuole che il fiore sia nato dal sangue del giovane Adone, giovane innamorato di Venere per una freccia scagliata male! Il giovane però viene ucciso da un cinghiale e appunto dal suo sangue nasce questo fiore fragile e che ha vita breve, il suo nome significa vento. Come gran parte delle simbologie classiche anche l’Anemone viene donato di un significato cristiano! Realizzati con una tecnica mista, l’artista attraverso quest’opera vuole rendere omaggio al tempo sospeso che vive il Parco Storico di Villa Rossi, al tempo stesso luogo fragile e immutato. Laura Meneguzzo ricerca attraverso la sua opera intitolata Permeabilità, anche questa artista sceglie di legare la sua opera all’acqua e alla terra, del resto due elementi fondamentali e complementari nel Parco. La struttura è composta da scheletri di ombrelli composti a formare un volume ovoidale che lambisce una riva dello stagno! Quegli oggetti che sono generalmente impermeabili si svuotano e parlano da soli mostrando la fragilità della loro struttura!
Il mio pomeriggio a Villa Rossi non finisce qui, pertanto vi invito a seguirmi nel prossimo post che arriverà a breve… intanto le foto!
La Cappella pertinente a Villa RossiPrimo approccio con la Villa…Cosa succede quando si guarda verso valle?
Villa Rossi
Silvia Cicarò – Pisces
Elisabetta Roan – Danza con la luceElisabetta Roan – Danza con luce
Come resistere a non fare un pochino la scema!
Mary Roan – AlchimiaAnnaviola Faresin – P, M, L, SAnnaviola Faresin _ P, M
Il mondo delle immagini è percorso da segni diversi che ogni artista decodifica. Ovviamente tutte le arti si sono interessate e lasciate sedurre dalle diverse culture e così anche il meraviglioso Oriente segreto e magico è stato svelato attraverso alcuni segni!
L’Occidente ragiona su un’Oriente lontano, ma che si avvicina attraverso saggi e letture che vogliono renderlo più tangibile. Attraverso il titolo dell’opera del saggista francese Roland Barthes. Il testo scritto nel 1970 è una nota di viaggio in cui lo studioso non vuole necessariamente darci un’opinione, ma annotazioni attraverso aspetti che invece per altri risulterebbero poco interessanti.
Lo Studio60 risplendeva di una luce preziosa, attraverso opere artistiche uniche e il delicato ed efficace allestimento, incuriositi da tutti gli elementi giusti! Ad accompagnarci nel mondo tortuoso delle parole e dei segni François Bruzzo che ha catturato le molte persone presenti con una vera e propria lezione universitaria, ne riporto i concetti fondamentali con l’utile video girato durante l’inaugurazione…
…un Giappone che diventa un Oriente estremo che non bisogna riconoscere in un punto geografico preciso, ma un Giappone che deve mettere in moto qualcosa, attraverso la provocazione appunto del saggio che da nome alla mostra stessa! Per Barthes rappresenta una riserva di tratti e l’idea di un sistema simbolico. Grazie a François noi affrontiamo una riflessione culturale, su quello che piace agli orientali della nostra cultura e cosa invece noi cerchiamo nella loro un Giappone non più diffuso ma silente e che non ha bisogno di commenti come le opere che possiamo vedere entrando in questo luogo. Cose, che deriva dal giapponese mono, come ricettacoli grafici, ovvero cose che mettono in moto il segno. Dai Taccuini di Patrizia Peruffo, parte dalla necessità di annotare qualcosa, dalla necessità di usare il supporto per scrivere qualcosa di importante. Il supporto che nella nostra tradizione arriva nell’800 e nell’opera di Patrizia non è più un oggetto dimenticato, parlandoci attraverso onde, vento, haiku su onde e vento! Il taccuino è onda e vento, può essere tutto! Il vaso che ci fa pensare all’ikebana, non solo rami ma anche foglie per coltivare la parte del cielo della terra e dell’uomo, la cui forma di base è il triangolo scaleno. Distante dalla simmetria di pensiero greco! Vasi fluttuanti che arrivano dalla tradizione dell’Ukiyo – e che vuol dire rappresentazione del mondo fluttuante, ciò che passa che non consiste e non compare! Le collane di AngelaSimone realizzate con la tecnica del Suminagashi tecnica che affonda nella cultura cinese e che arriva in Giappone tra il 1000 e il 1100 usando la marmorizzazione, ovvero l’inchiostro sulla carta in un’opposizione fondamentale tra il bianco o il nero, ma anche tra più colori. Una fluttuazione legata al mondo dell’acqua e del segno che si dirige e l’abilità dell’artista che deve capire dove va la fluttuazione e stare al suo gioco, in cui il soggetto non c’è! Anche i testi sparsi in questo gabinetti, di Mirko Cremasco provocato, ha rifatto in maniera inconsapevole una vecchia tecnica giapponese che sembrano degli haiku. Testi ricavati da scritti più lunghi, l’haiku che deriva dal tanka. Mirko si è prestato al gioco e far andare i suoi psedo haiku, trasformandoli in una semplicità estrema. Ha abbandonato la scienza e si è fatto trasportare dalla parola! L’haiku è semplice e non descrittivo, in una semplicità per noi disarmante con dei vuoti che vengono coltivati. Usa tutti i livelli di poeticità che conosciamo e il carattere si trova a essere la parte più peculiare attraverso il gioco dei caratteri e nelle sue ricorrenze, lanciando al lettore delle profonde ambiguità. Ci troviamo così davanti ad un enigma! Elvezia Allari ha usato i testi di Mirko riproducendoli con il cucito, sarebbe stato ovvio se fossero state leggibili, l’idea è stata di farli vedere dall’altra parte, le parole sono abbordate al rovescio e arrivano a noi in un modo sconosciuto. Il testo viene posto non come interpretazione ma è un testo che sollecita un modo di tacere. Elvezia ha usato la carta, materia comune a tutti gli interventi, che diventa carta giardino, che trattiene i segni e colori che a loro volta trattegono sovrapposizioni e da cui nascono increspature floreali o frammenti di florealità. Le cose appese, il kakemono, oggetto interessante, qualcosa che si appende e quindi illustra, come per la cerimonia del te, può essere grafico e accompagnato dall’ikebana. Il kakemono è anche un ricettacolo di segni grafici come quelli in vetrina. La casa giapponese è una cosa fluttuante che cambia come i kakemono che intervengono e quando non vengono usati vengono riposti arrotolati, come quelli esposti con all’interno dei testi di Mirko. Questo è il Giappone, l’Oriente che è venuto a trovarci perché è stato raccolto dalle artiste e da Mirko, cogliendo le sollecitazioni di Roland Barthes per lanciarsi in un’Oriente da cartolina e di rappresentazione ma è un’Oriente che proviene e attraverso e da cui ognuno si è messo in gioco per offrirlo a voi, proporvelo per ricordarvi che l’Oriente sta anche nel cuore della nostra vita quotidiana!
Un’inteso momento di racconto e di comprensioni di momenti di Oriente che possiamo vivere tra i nostri mobili immobili e creare, come spesso facevano scrittori del passato, un Oriente personale! Per immergervi anche voi nelle atmosfere dell’Impero dei Segni avete tempo fino al 31 maggio dalle 9 alle 12 e dalle 16 alle 19.30, chiuso il lunedì mattina!
Alcune foto per stuzzicarvi e farvi giungere presso Spazio60 Contrà Porta Santa Lucia 60! Ma sarebbe comodo mostrarvi solo quelle dell’inaugurazione quindi anche qualcuna dei giorni precedenti…
Allestimento
Taccuini di Patrizia Peruffo DesignTaccuini Patrizia Peruffo DesignAbito scultura di Elvezia Allari con Versi fragili di Mirko CremascoLampada Abito di Elvezia AllariSegni che si disperdono sul foglio di Patrizia PeruffoKimono di Elvezia Allari con Versi Fragili di Mirko CremascoIl segno sfugge ma lascia traccia del suo passaggio – Patrizia Peruffo DesignTaccuini a preghiera tibetana – Patrizia Peruffo DesignVasi fluttuanti – Patrizia Peruffo DesignAbiti scultura di Elvezia Allari, sospesi con versi fragili di Mirko CremascoLa carta si impossessa di versi che sono nuovi e inaspettatiCollane di Angela Simone realizzati con la tecnica del quillingCollane dal colore cangiante di Angela Simone realizzate con la tecnica del quillingCollana di Angela Simone realizzata con la tecnica del SuminagashiI materiali per le arti di Studio60 si uniscono alle artiste e al poeta alla ricerca di nuovi segni da creare sulla carta
Inaugurazione
Noi eravamo pronti per accogliere gli ospiti che si sono lasciati sedurre dall’Impero dei segniVersi fragili di Mirko CremascoUltimi dettagli…In mood JapanIn perfetta sintoniaLa presentazione di François BruzzoLe collane di Angela Simone meritano carezzeAutori e autrici, l’artista Elvezia Allari con il poeta Mirko Cremasco
Tutti noi! Da sinistra Fabrizio e Doris Crivellari proprietari di Studio60, Elvezia Allari, io con la collana di Angela Simone, Mirko Cremasco, Patrizia Peruffo e Fraçois Bruzzo
Una nuova avventura di carta riguarderà le compagne di materiale Elvezia Allari, Patrizia Peruffo e Angela Simone. Interventi poetici di Mirko Cremasco.
Il tema della prossima mostra in programma presso Studio 60, di Contrà Porta Santa Lucia 60, vede come ispirazione principale il Giappone e la sua miriade di segni che compone la sua cultura!
Il titolo della mostra L’impero dei segni, si ispira al testo del celebre saggista francese, scritto negli anni ’60 da Roland Barthes. La mostra a cura di François Bruzzo rimarrà aperta fino al 31 maggio dalle ore 9 alle 12.30 e dalle 16 alle 19.30 chiuso il lunedì mattina!
Saranno esposti i bellissimi abiti scultura e i monili di Elvezia Allari, le collane di Angel Simone e i taccuini d’autore di Patrizia Peruffo.
Il 16 novembre ci trasferiamo a Bassano del Grappa, per la presentazione del libro di Stefania AmodeoI sette nodi del destino (Editori Internazionali Riuniti). Alle ore 18 appuntamento presso la Libreria Palazzo Roberti, in via Jacopo da Ponte 34 a Bassano del Grappa.
Opera d’esordio per la scrittrice bassanese. Durante il pomeriggio, in cui interverranno Sebastiano Zanolli e Alessandro Zaltron, la presentazione sarà arricchita da momenti performativi e musicali: Revolution, International Dance Bassano, Ngoma Yetu, Elvezia Allari, con inoltre la soprano Antonella D’Amico, dell’Arena di Verona.
Si scrive, si impara si migliora! La luminosa amica Blanche, prima di intraprendere un nuovo viaggio in giro per il mondo, si riposa sui colli vicentini, per riposarsi si ma anche per mettere in ordine le carte e gli appunti che ha collezionato nei lunghi mesi di viaggio!
Il mini – laboratorio è realizzato in collaborazione con Racconti di città, sabato 7 settembre dalle 15 alle 18.30 e domenica 8 settembre dalle 10 alle 13.30. Alla fine di entrambi due momenti conviviali con buffet/brunch.
I posti sono limitati, le iscrizioni sono aperte fino al 2 settembre, per iscrizioni contattate Silvia Seracini silviaseracini@yahoo.it; 339 2971384.
Il costo: laboratorio + buffet 30 euro, per entrambi i laboratori 50 euro.
Un appuntamento atteso e naturalmente, come tutto quello che si attende con ansia, non goduto pienamente! Ecco la sensazione di oggi! Tanta l’attesa da settimane per la serata sui colli, per rivedere Blanche, per rivedere Elvezia…ma arrivano le incombenze familiari….che mi costringono ancora una volta a rimandare il momento tanto atteso.
Mi trasformo addirittura..indossando un delizioso vestitino e osando un tacco che certo non sono molto abituata a portare! Il traffico cittadino e finalmente l’immersione nei colli, ad Arcugnano per godere di tranquillità per la vista e per lo spirito! La Locanda degli Ulivi è una visione, spazi ampi, cura, la sensazione di essere in un ambiente familiare.
L’intera locanda è abitata dalle creazione di Elvezia, gli accessori e i vestiti di Blanche sono un po’ dappertutto, l’atmosfera e tranquilla e ovattata, tanti amici, tante storie e sulle note della Rhapsody in Blue suonata dalla pianista Angiola Maria Grolla, la musica di George Gershwin mi ha trascinata in un lento con un bellissimo principe azzurro, con tanto di occhi celesti e capelli dorati…no non era la mia dolce metà, mi ha momentaneamente ceduto alle braccia di un altro cavaliere che mi ha fatta volteggiare e sentire leggera!
Come il coniglio della celebre favola, anche a me tocca scappare, si è fatto tardi! I parenti aspettano… 😥
La prossima settimana una cenetta con quel che resta della mia famiglia…in una locanda in mezzo agli ulivi?
Finalmente la nostra bella amica di bianco vestita è tornata a Vicenza. Non sapendo che tempo avrebbe trovato ha preferito una posizione ritirata e intima, la Locanda degli Ulivi di Arcugnano, in queste settimane ci ha abituato ad aperitivi.
Angela Maria Grolla con solo piano e la petite tour de Blanche con la performer di Valentina Ferretto.
Elio Serra Ladies drink night e il buffet & Bollicine charmant con Marsigny cremante de Bourgogne.
Giovedì 4 luglio primo appuntamento del mese con Tacco 12 – Chill Out alla Locanda degli Ulivi di Arcugnano.
Si esibiranno i Dajaband bossanova concert, naturalmente lo scenario, oltre che dagli ulivi anche gli abiti scultura di Elvezia Allari. Elio Serra Shake everything you got.