La carta ha sempre avuto un grande valore per me e i miei ultimi progetti hanno visto come protagonista a questo straordinario materiale, versatile, insieme robusto e delicato, conoscendolo per usi del tutto nuovi. Pertanto non potevo rimanere indifferente, quando a pochi km da casa, è in corso una mostra che ha per protagonista la carta nell’interpretazione di artisti contemporanei. La mia giornata libera purtroppo però corrisponde ad una giornata tremendamente piovosa e direi che questi due elementi si trovino all’opposto. Ma non importa sfidiamo le secchiate d’acqua per raggiungere Schio dove è in corso la mostra Papermade/Di Carta – Biennale Internazionale di Opere su carta. Nell’ora del crepuscolo le forme neoclassiche di Palazzo Fogazzaro emergono con mio grande stupore, merito anche di un effetto luminoso che di grande effetto, mi trovo già di fronte alla prima opera in mostra, un’istallazione site-specific di Manuela Badeschi famosa a Vicenza per la sua collaborazione con Cleto Munari, la prima davanti ai nostri occhi prima di immergersi nei favolosi spazi interni. L’artista propone una rivisitazione delle geometrie create da Carlo Barrera nel 1810, ravvivate e smorzate dall’apposizione di carte veline e dal plexiglass. La Badeschi la ritroviamo sullo scalone, con un coloratissimo lampadario che ripropone i colori e i materiali usati per le finestre esterne.


È il momento di conoscere i restanti (più di 70) artisti che animano l’avito e splendido palazzo, ma non proprio tutti. Vi do la mia visione del mio mondo di carta ideale.
Denise Mingardi ad esempio si ispira alla musica, in particolare alla canzone degli America intitolata A horse with no name, un inno alla libertà, del resto i grandi cavalli realizzati mediante la xilografie si impongono sui 4 fogli nelle loro movenze libere e serene, slegati dalla costrizione che l’uomo gli impone. Un inno magari anche alla libertà che dovremmo avere noi stessi! Nella stessa sala troviamo Miran Šabić, giovane interprete dell’arte Slovena che nella sua incisione (acquaforte e acquatinta) intitolata The moment of cognition mi ha colpito il taglio, tre uomini che apparentemente in un località balneare o a bordo piscina, sembrano interrogarsi sui grandi problemi della vita, guardando in un infinito pieno di domande.


Octavian Micleusanu ci porta con Incontro sul pianeta (puntasecca e aquatinta) ci porta evidentemente in un pianeta dominato da tre lune ( o tre soli), in cui nella più grande desolazione la presenza umana è ridotta la minimo ma i segni del futuro come i detriti di satelliti si incontrano a un edificio religioso. Forse l’artista ci vuole avvertire che comunque l’essere umano ha bisogno di credere comunque in qualcosa?

Vincenzo Piazza, non dimentica gli antichi miti e rende omaggio al sud attraverso i racconti dell’Odissea. La vista che ci da sullo stretto con l’acquaforte Verso Scilla, che la memoria del mito ci parla del mostro che viveva nel punto più stretto del Canale terrorizzando i naviganti che passavano. In realtà è una povera ninfa spaventata dal suo stesso aspetto e nella versione di Piazza il mare si increspa al suono del suo straziato grido che fa volare in cielo le navi dei malcapitati naviganti.

La prossima artista che incontriamo viene dal paese di molto molto lontano, dalla Colombia Natalia Tamayo con Itineracia Acquaforte monotipo, il foglio bianco è dominato da una forma simile ad una gabbietta per gli uccelli e con tanto di etichetta, magari il prossimo itinerario!

La prossima opera è un’istallazione dal titolo Forme Cooles tecnica mista che vede disposti sul tavolo una bacinella con acqua e altri contenitori di vetro con le scritte relative ai materiali che contengono: Cellulosa, polivinilica, cloro, fossile, gesso e borace, tutti materiali che possono essere utilizzati per la produzione di carta, non sapevo del cloro, ma ecco che spunta, naturalmente è assenza dalla carta 100% ecologica, Rocco Tamblè, l’autore ci lascia anche un messaggio poetica “La lunga notte il rumore dell’acqua, dicono quel che penso”...


L’inglese Caro Harlford invece per la sua acquaforte Poems of Silvia Plath si ispira alle commoventi e intense poesie di Silvia Plath, americana ma inglese di adozione. La sua formazione nel campo dell’arte multimediale la fa esprimere con modalità simili anche con questo mezzo, sembra di stare davanti un video.

Edvin Dragičević, ci mostra nella sua acquaforte dal titolo Illusion of safety 9, 8, 10, 11, 3, 5 delle diverse architetture militari, che evidentemente erano state progettate per questioni di sicurezza, una carrellata di 6 edifici diversi che creano quindi solo un’illusione perché la salvezza probabilmente ci vuole ben altro.

Maria Pia Bentivenga ci pone davanti le sue Presenze, il lavoro in acquaforte, bulino, pastello a olio e inchiostro. Il segno complesso e tormentato si impone ai nostri occhi, emergono delle figure, le presenze, che si muovono quasi in un paesaggio dantesco. Un po’ anche noi anime perse in un mondo…

L’islandese Valderdur Hauksdóttir presenta invece una litografia dal nome Fræ I /Speed I, io nel vocabolario italiano – islandese non ho trovato questo termine, comunque mi ha affascinato la leggerezza e le forme che non mi sembrano andare poi così veloce, mi danno più l’impressione di globuli su un vetrino e guadando la stampa mi sembra di percepirne il colore.

Guillermo Berman invece ci va volare sui tetti a passo di danza con la litografia Il ballo sfumato, forse più che la solare e quieta Spagna sembra di essere sopra una grande città industriale in cui le ciminiere segnano il ritmo della ballerina che volteggia con suo vestito, magari al ritmo gitano.

Hiroko Akasaka, è un’artista giapponese che dedica gran parte del suo lavoro all’illustrazione di libri per l’infanzia, qui a Schio propone Flying girls on Sunday. Mi piacerebbe anche a me passare le mie rare domeniche libere a volare sopra la città grigia con il vestito e l’ombrello colorato. I palazzi si alzano come lunghe torri, anche la domenica saranno abitate da impiegati davanti al pc???

Mary Holland presenta in questa occasione una cianografia con un soggetto surreale, la tecnica di stampa che è utilizzata comunemente per la stampa tecnica, si caratterizza per segni blu sulla carta bianca, l’effetto è simile ad una radiografia così come in The cast in the bag and the pigeons on parade, la parata che il piccione fa, fiero delle sue nuove corna.

Željka Mićanović Miljković, artista che si specializza in libri d’artista, presenta il lavoro intitolato Un pesce è un pesce e realizzato con l’ausilio della cucitura, del collage, della scrittura a mano, disegno e stampa, mi hanno fatto venire in mente le opere di una coppia di artiste vicentine che seguo! Sarebbe bello capire e svelare le scritte che troviamo su questi pacchetti così delicati, saranno magari sassi? Ma forse non importa saperlo.

Marina Bancroft esprime invece le sue idee sul mondo con il libro d’artista chiamato Secret Heart, libro alternato (carta tagliata e tessuta), un lavoro meticoloso e delicato quello di intrecciare le striscioline di carta e tessere la storia. Come ricorderò sempre da una cara e burbera signora, se pensiamo alla parola scritta e parlata le affinità con la tessitura è molto presente. Tessere, la trama della storia. Quale sarà quella di Marina?

Il legame con la tessitura si dimostra sempre più come prerogativa femminile, se si pensa anche alla precedente. Terhi Husti artista finlandese presenta un altro libro d’artista, dal titolo Forgotten words in rilegatura coopta e calligrafia. un libro soffice e per questo dall’aspetto ancora più delicato, che sembra scampato ad un’incendio.

Elena Molena presenta il trittico Studio per tappeto urbano, ceramolle, acquaforte, acquatinta, puntasecca in cui raffigura una vera zona fuori città, dove architettura residenziale lascia il posto a quella scarna e fredda delle strutture industriale e commerciali.

Chiara Giorgetti utilizza per il suo lavoro uno strumento di carta che ormai è stato abbandonato, la carta carbone. Il titolo invece ispirato a Fogazzaro, Malombra. Su ogni foglio una poesia, la carta carbone o copiativa l’antenato della comoda stampante, probabilmente i ragazzi di oggi non si sono mai posti l’esistenza di uno strumento così e per questo nel 2012 Francesco Guccini lo ha inserito nel Nuovo dizionario delle cose perdute.


Maria – Christine Bourven ci porta in Secret Story, riprendendo probabilmente spunto dai disordini che videro Parigi al centro del movimenti del ’68, centro propulsore di un più vasto movimento. Opere che prevedono la tecnica mista e ripropongono la stessa ragazza con il caschetto ma soprattutto il braccio alzato in segno di lotta e di protesta. Probabilmente il palazzo è un posto del potere, come sembra dai ricchi arredi.

Victor Manuel Hernandez Castillo, propone una linoleografia in cui predomina l’horror vaqui, il titolo è Lagrimas de sombra, in cui volti dal corpo mostruoso appaiono e abitano una foresta in una lotta tra due esseri all’opposto, il tratto fitto non lascia spazio al bianco, e lo sguardo si perde nel cercare tracce che si appaiono e scompartiscono dal nostro sguardo.

Oscar Gillespie, con la sua acquatinta dal titolo Cardinal: shrike. Che cavolo vuole dire questa parola proprio non lo so, e allora anche grazie ad un’amica navighiamo nel magnifico mare di internet ecco la soluzione. Shrike è il nome di una mostruosa creatura semidivina che si può trovare nella tetralogia di fantascienza scritta da Dan Simmons e pubblicata tra il 1989 e il 1997. Il colore rosso predomina sul foglio e l’essere è circondato da mostruosi esseri.

Sergio Bigolin peone invece un monotipo intitolato Nevicata in Vermont, l’artista riesce a esprimere la vastità dell’orizzonte di questo stato americano che non mi ricorda nessuna città particolare la steppa ed è menzionata nel suo rigoglioso aspetto del bianco contrapposto ad un nero pesante e carico, quanto il bianco.

Mirta Caccaro artista nel mio blog trova spesso. La xilografia è la tecnica prescelta e l’estro, nonché la sensibilità dell’artista, fa rivivere e storie neanche della nostra terra ma quella lontana ed evocatrice della Russia e delle sue storie. Le otto xilografie raccontano le fiabe di Ivan Lo Zarevic e il lupo grigio. Sarebbe bello un giorno pubblicarle assieme.


Lukás Bradaček, anche lui cerca di catturare sulla carta l’ombra, ci propone un’incisione xilografia dal titolo Shadow. La donna sembra quasi allo specchio diventato spettatori di un discorso silenzioso, ci scambiamo sguardi e cerchiamo di cogliere il volere dell’artista.

Florin Stoiciu invece si cimenta con l’acquatinta dal titolo Alexanda, in cui la protagonista si mostra in tutta la sua nudità e si pone allo sguardo altrui, rendendo il corpo riprodotto sulla carta, invece reale e carnale.

Concha Sàez traccia a puntasecca la cartografia dell’Antartide appunto nel lavoro intitolato Antàrtida. Il contorno è trattato come se dalle sue coste frastagliate tutta l’energia si riversi in mare.

Vittorio Manno invece si rivolge alla sua terra per donarle un nuovo tocco e un pensiero, la tecnica utilizzata è la rotella a secco, e l’artista raffigura il paesaggio lucano. I calanchi di Aliano appaiono levigati e lattei in una terra spaziale.

L’ultimo artista in questa carrellata di artisti su carta è Angelo Rizzelli che ci fa vedere i Segni della memoria. Il passaggio è lunare e spettrale, la memoria è raffigurata come segni più o meno grandi che a mio parere spesso influiscono sul nostro futuro, certe volte un bel delete ci vorrebbe proprio. La tecnica prescelta è l’acquatinta e poi la rotella.

Fra due anni altri artisti e nuovi modi di utilizzare la carta. La mostra è aperta fino al 22 febbraio 2014.